L’architettura a confronto con la natura, Gianni Pettena
Oggi intendiamo parlarvi di un architetto che per il suo porre costantemente al centro delle sue opere l’attenzione al contesto ed al dialogo con l’ambiente potrebbe essere considerato un precursore della green architecture, Gianni Pettena.
Chi è Gianni Pettena
Classe 1940, si laurea nel 1968 presso la Facoltà di Architettura di Firenze dove svolge attività didattica a partire dal 1973 e dove sarà poi professore di Storia dellʼArchitettura Contemporanea all’Università di Firenze e di Progettazione alla California State University in Florence. Ha avuto inoltre incarichi d’insegnamento e ha tenuto seminari e conferenze in molte università e scuole di design e architettura negli Stati Uniti e Gran Bretagna.
Gianni Pettena è architetto, artista, critico e storico dell’architettura.
Cofondatore e ispiratore alla fine degli anni sessanta del movimento dell’Architettura Radicale Italiana insieme a Archizoom, Superstudio e Ufo, da cui ha avuto origine buona parte della contemporanea sperimentazione nel campo dell’architettura e del design. Svolge, con progetti, mobili, installazioni, mostre, scritti teorici, saggi e testi, attività sperimentale intesa ad eliminare confini disciplinari e rivisitare e reinventare alfabeti e linguaggi. Fin dagli anni sessanta dialoga e si integra con il divenire del mondo delle arti con continuità di confronti e partecipazioni a esposizioni in musei e gallerie.
È il primo architetto radicale a cui il Frac Centre di Orléans dedica una grande antologica arricchita da una monografia -Gianni Pettena, Le métier de l’architect, HYX Ed. 2002-pubblicata anche in italiano/inglese l’anno successivo.
Il suo lavoro è stato presentato in musei e istituzioni come la Biennale di Venezia, il Mori Museum di Tokyo, il PAC di Milano, il Barbican Center di Londra, il Gamec di Bergamo, i centri Pompidou di Parigi e Metz, la Biennale di Berlino, il Padiglione Italia all’Expo 2010 di Shanghai. Le sue opere sono in collezioni private in Italia e all’estero e nelle collezioni permanenti di gallerie e istituzioni, tra cui quelle del Centro Pompidou di Parigi, del Frac Centre di Orléans e gli Archivi della Biennale di Venezia.
L’architettura radicale italiana
Come abbiamo già affermato, Pettena ha partecipato alla formazione del movimento della Architettura Radicale Italiana.
L’architettura radicale, definita per la prima volta con questo termine da Germano Celant, è un movimento sperimentale che si sviluppa negli anni 1960-1975 in contrapposizione alle tematiche del Funzionalismo.
Si tratta di una vera e propria ricerca architettonica d’avanguardia che propone varie tematiche legate all’utopico al fantascientifico e all’irrazionale. Una ricerca che lascia intendere come ormai fosse diffusa l’esigenza di nuove formulazioni teoriche e linguistiche, per una diversa maniera di intendere il rapporto forma/funzione, una condizione fino ad allora necessaria che aveva finito per mortificare la creatività relegando l’architettura in una situazione di arretratezza culturale rispetto alle altre arti.
I promotori di questo movimento sognano linguaggi per esprimere in architettura la propria contemporaneità e liberarsi dall’eredità del Movimento Moderno. Le definizioni limitate e tradizionali di architettura e dei suoi mezzi hanno perduto in buona parte di validità. Il loro impegno è rivolto all’ambiente come totalità, e a tutti i mezzi che lo determinano. Alla televisione come al mondo dell’arte, ai mezzi di trasporto come all’abbigliamento, al telefono come all’alloggio. L’ampliamento dell’ambito umano e dei mezzi di determinazione dell’ambiente supera di gran lunga quello del costruito.
Tutto può essere architettura.
I concetti di Razionalismo e Funzionalismo, avvertiti come causa di una sorta di disumanizzazione degli spazi della città, alimentavano una contrapposizione diffusa alle architetture espresse dall’International Style.
Questa impostazione concettuale avrà una grande influenza sulla sperimentazione italiana, legittimando il rifiuto dei ruoli e delle metodologie disciplinari, introduceva nella progettazione elementi d’irrazionalità che fino al allora ne erano rimasti esclusi ma che ora riflettevano le necessità e i desideri che andavano emergendo nella nuova società dei consumi.
L’architettura secondo Pettena
Per Pettena l’architettura non si deve limitare alla sola costruzione, ma deve essere parte di una ricerca più ampia, un modo per verificare continuamente la molteplicità di possibili significati che la disciplina architettonica può assumere.
A tale scopo l’osservazione della fisicità della natura sarà costante nella sua opera.
Si concentra su processi diversi di lettura dell’ambiente, in cui natura e architettura vengono accostate e contaminate, così da rinaturalizzare luoghi e materiali denaturati.
Come espressione di tale pensiero ci sono gli edifici inglobati nel ghiaccio a Minneapolis –Ice n.1 e Ice n.2, 1971-1972- e la trilogia di Salt Lake City –Clay House/Tumbleweeds catcher/Red Line, 1972- in cui si denota anche un’attenzione all’uso di materiali naturali generalmente estranea, fino ad allora, alla formazione dell’architetto.
Pettena è presente nelle proposte vincenti per il concorso Trigon ’71 di Graz -Grass Architecture- che già anticipano l’integrazione tra architettura e natura della green architecture di anni molto più tardi.
Il suo operato vede l’architettura riconoscere nella natura una maestra e una fonte costante di ispirazione così come mostrano Brano di città e Forgiving Architecture, 2009; Architecture forgiven by nature, 2011; La mia scuola di architettura e Mother Nature, 2012.
Questa considerazione della natura e del contesto ambientale sono in fondo per lui la base anche di ogni possibilità di architettura costruita. Difatti l’attenzione al contesto e il dialogo con l’ambiente, si manifesteranno sempre più in una forma in cui le metodologie e i linguaggi delle arti visive sono accentuati fino a superare senza rimpianti la linea di sconfinamento che dall’architettura conduce verso altre discipline artistiche nella convinzione, ormai maturata da tempo, di come non esistano confini, nel rapportarsi alle tematiche relative allo spazio fisico, tra la sensibilità dell’architetto e quella dell’odierno artista ambientale.
In Architecture Vs Nature Pettena costruisce un mondo fatto di famiglie di forme architettoniche che si confrontano con le forme della natura. I collages di spazi mettono in risonanza i peristili dei templi della classicità, le dilatazioni degli spazi barocchi, gli spessori murari delle architetture fortificate e gli spazi centrali della romanità.
La fisicità della natura, rappresentata nelle sue forme per mezzo di un codice grafico come quello delle isolinee, è architettura in potenza; cinque acropoli disegnate con frammenti naturali ed artificiali, che sʼinterrogano sul significato di contesto.
La ricerca volta allʼosservazione critica di ogni componente che intervenga a modificare lʼambiente, sia esso naturale o lavorato dallʼuomo, conduce ancora una volta Pettena a sottoporre lʼarchitettura a processi di trasformazione che ne minano la prevalenza nel contatto/confronto con elementi naturali.
Nei disegni di Nature vs. Architecture piante di edifici celebri appaiono sempre più costrette, o erose, dal contesto naturale. Con una simbologia molto esplicita, si mostra la volontà di pronunciarsi, nel confronto, in favore della natura, della cui forza lʼarchitettura, consapevolmente o meno, deve tener conto.
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